martedì 21 gennaio 2014

1033 -- La censura su internet con la scusa dei bambini

I
mmaginate la scena. Siete su internet per passare il tempo, magari cercando ricette di torte
o video di cuccioli che imparano a ululare.
Squilla il telefono. È il vostro provider. In realtà, è la gentile dipendente di un call center,
chiamiamola Linda. Linda vi chiama perché,
grazie al  porn ilterdel primo ministro David Cameron,
adesso siete “costretti a scegliere”, come altri 20 milioni di famiglie britanniche con una connessione a
banda larga, se vedere o meno certi contenuti. In pratica vuole sapere se intendete vedere siti pornograici.
E informazioni sulle droghe illegali? Sul
sesso tra gay? Sull’aborto? “La chiamata
può essere registrata ai ini di formazione e monitoraggio del personale”. E materiale osceno e volgare? Volete vederlo?
Parlate più forte, Linda non vi sente.
Il iltro ideato dal governo britannico, che entrerà in vigore questo mese
dopo un anno di pressioni, bloccherà
molto più che le immagini oscene. L’intenzione è sempre stata questa, e ora
appare chiaro che c’era un subdolo piano per censurare internet. Con la scusa
di proteggere i bambini da una marea di robaccia volgare, si stabilisce un grave precedente di controllo dello stato sui contenuti digitali.
Il lodevole intento di proteggere gli innocenti viene
sempre  usato  per  mantenere  l’opinione  pubblica
nell’ignoranza. Quando è cominciata l’introduzione
del iltro, si è scoperto che British Telecom (Bt) avrebbe bloccato anche i siti “gay e lesbici” non pornograici e i contenuti di “educazione sessuale”. Appena sono
scoppiate le proteste, l’azienda ha rapidamente cambiato il testo sul suo sito, ma non sappiamo se ha modiicato anche qualcos’altro.
Il presidente di TalkTalk, uno dei più grandi fornitori di servizi internet britannici, ha afermato che la
rete non ha nessuna “norma sociale o morale”. Be’,
non ce l’ha neanche una biblioteca. Nessuno si sognerebbe di chiedere a una biblioteca di impiegare robot
guardiani della moralità per impedire ai bambini di
scoprire qualcosa che secondo i loro genitori non dovrebbero vedere. Online sta succedendo questo, con
la sola diferenza che chiunque usi internet è trattato
come se fosse un bambino.
Ogni argomento usato dai politici a favore di questo iltro riguarda la pornograia e i suoi efetti dannosi
sui giovani. È curioso, poi, che tante delle categorie
incluse nella lista dei contenuti bloccati dalla Bt non
sembrino né pornograiche né direttamente collegate
ai bambini. La categoria dei “contenuti osceni”, per
esempio, si estende a “siti con informazioni sulla manipolazione di dispositivi elettronici e la distribuzione
illegale di software”, cioè al ilesharing e al download
di musica, sui quali in parlamento la discussione va
avanti da anni. Qualunque sia il vostro giudizio su chi
scarica gratuitamente musica e cartoni animati, resta
il fatto che non fa nulla di osceno né di pornograico.
Più che un tentativo di proteggere i bambini, il  porn
ilterdi Cameron sembra un tentativo del governo britannico di tenere lontani i suoi cittadini da certi contenuti. La cosa peggiore, però, non è il fatto che blocca
una gran quantità di informazioni utili,
ma il blocco in sé. Con una giustiicazione inconsistente, un governo conservatore ha dato alle aziende private il permesso di decidere a quali siti possiamo o
meno accedere. È un precedente per
una censura su vasta scala.
Ancora più preoccupante è l’inclusione nelle liste di materiale considerato
“estremista”, comunque il governo e le
aziende autorizzate decidano di deinire
questo concetto. L’opinione pubblica
non ha alcuna voce in capitolo su quali
contenuti politici saranno bloccati, come non ne ha
avuta sul fatto che dovessero essere bloccati.
La registrazione delle scelte, inoltre, renderà più
facile alle agenzie di sorveglianza nazionali e internazionali sapere chi vede cosa. Sette mesi di rivelazioni
sulla capacità di acquisire dati da parte di organizzazioni come la National security agency statunitense
(Nsa), comprese le informazioni sulle abitudini sessuali dei politici, raccolte per screditarli, sollevano
ragionevoli sospetti. Vi sentite ancora a vostro agio
mettendo una crocetta sul riquadro “contenuti osceni
e volgari”? Siete sicuri?
La domanda su chi dovrebbe poter accedere a queste informazioni è diventata oggetto di un dibattito
pubblico che deinisce la nostra epoca. Dopo le rivelazioni di Edward Snowden, nel 2014 quella domanda
sarà rivolta a tutti noi, e dobbiamo interpretare il tentativo di qualsiasi stato di bloccare e iltrare i contenuti online in questo contesto.
Gli strumenti per controllare gli adulti sono usati
da tempo con la scusa di proteggere i bambini, ma se
vogliamo davvero aiutare i bambini possiamo cominciare negando alle aziende private e ai politici conservatori il diritto di stabilire ciò che possono o non possono sapere. Il libero accesso a secoli di informazioni
e di cultura è un’impareggiabile conquista della civiltà
umana. Dobbiamo difenderla, per il bene delle generazioni future.  u

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