mercoledì 7 maggio 2014

988 - Obama al bivio sull’oleodotto Keystone Se darà il via libera al progetto, il presidente perderà il sostegno dei gruppi ambientalisti. Sull’altro piatto della bilancia ci sono l’indipendenza energetica e i rapporti con il Canada J. M. Broder, C. Krauss e I. Austen, The New York Times, Stati Uniti

I
l presidente degli Stati Uniti Barack
Obama deve prendere una decisione
diicile. Se autorizzerà la costruzione dell’oleodotto Keystone si inimicherà gli ambientalisti che hanno sostenuto la sua candidatura. Se si opporrà al progetto, creerà una frattura con il Canada.
Il Canada, principale partner commerciale degli Stati Uniti e alleato di Washington, conta sull’oleodotto per alimentare
l’industria petrolifera, motore dell’economia del paese. I leader canadesi hanno lasciato intendere che un riiuto di Obama
sarebbe considerato un atto poco amichevole. Il nuovo segretario di stato statunitense John F. Kerry, nel suo primo incontro
con un leader straniero l’8 febbraio ha promesso al ministro degli esteri canadese
John Baird una decisione equa, tempestiva
e trasparente sull’oleodotto Keystone.
La questione è fondamentale per il movimento ambientalista, che alle ultime due
elezioni presidenziali si è schierato con
Obama. Il nuovo oleodotto porterebbe negli Stati Uniti più di 700mila barili di greggio canadese al giorno: agli occhi di organizzazioni come Sierra Club il via libera al
progetto equivarrebbe a un tradimento da
parte del presidente, che ha promesso di
dare la priorità alla lotta contro il cambiamento climatico nel suo secondo mandato.
Il 17 febbraio migliaia di manifestanti si
sono radunati davanti alla Casa Bianca per
protestare contro l’oleodotto e chiedere
un’azione più decisa del governo contro le
emissioni di gas serra.
Le priorità di Harper
Finora Obama è riuscito a bilanciare l’impegno per l’indipendenza energetica degli
Stati Uniti e la promessa di difendere l’ambiente. Da un lato ha autorizzato nuove
trivellazioni alla ricerca di gas e petrolio in
mare e sul suolo nazionale, dall’altro ha
invitato le case automobilistiche a produrre auto più eicienti. Però, la decisione sul
Keystone – che tecnicamente è di competenza del dipartimento di stato, ma sarà
presa dal presidente – non lascia spazio a
compromessi. L’estensione dell’oleodotto
collegherebbe i giacimenti petroliferi canadesi alle rainerie nell’area di Houston e
al golfo del Messico, sostituendo il greggio
pesante venezuelano con quello canadese.
I sostenitori del progetto lo considerano un
passo avanti decisivo per ridurre la dipendenza energetica degli Stati Uniti dall’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio. I detrattori sostengono invece che
l’aumento della produzione di petrolio dalle rocce scistose negli Stati Uniti ha già ridotto la necessità di ricorrere a importazioni. Gli ambientalisti sottolineano che il
nuovo oleodotto trasporterebbe petrolio
ricavato  dalle  sabbie  bituminose,  cioè
estratto grazie a un processo molto inquinante.
Nel 2011 il dipartimento di stato sembrava incline ad approvare l’oleodotto, ma
Obama ha rinviato la decisione perché il
percorso previsto attraversava i fragili pascoli del Nebraska. Poi l’azienda che gestisce il progetto, TransCanada, ha presentato un percorso alternativo, approvato a
gennaio dal governatore del Nebraska. La
decisione inale spetta a Washington.
I timori per il cambiamento climatico
manifestati di recente da Obama contrastano nettamente con le priorità del premier canadese, il conservatore Stephen
Harper. La sua base politica si trova nella
provincia dell’Alberta, il cuore dell’industria petrolifera canadese. Durante il mandato di Harper, il Canada ha formalmente
ritirato l’adesione al protocollo di Kyoto
(gli Stati Uniti non l’hanno mai ratiicato).
Tuttavia la quantità di petrolio canadese che ogni giorno viene importato negli
Stati Uniti – 2,4 milioni di barili, il doppio
rispetto a quello proveniente dall’Arabia
Saudita – è determinante per ridurre la dipendenza di Washington dai paesi instabili del Medio Oriente e da governi inaidabili come quello venezuelano. u  as

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