domenica 10 novembre 2013

1025 - L’ipotesi Gaia bella ma imperfetta

Toby Tyrell, New Scientist, Regno Unito

L’idea che la biosfera si
comporti come un organismo
vivente che si autoregola per
preservare le condizioni
favorevoli alla vita non regge
più, sostiene Toby Tyrel


a  vita  ha  governato  l’ambiente
terrestre per miliardi di anni, con-tribuendo a mantenerlo stabile e
confortevole per gli esseri viven-ti. Questa è l’idea di fondo dell’afascinante
ipotesi Gaia di James Lovelock. Ma è corret-ta? Trovare la risposta mentre fatichiamo a
gestire un pianeta abitato da sette miliardi
di persone è particolarmente importante.
Se non capiamo come funziona l’ambiente
del nostro pianeta, come possiamo sapere
qual è il modo migliore per preservarlo?
Mi sono accostato all’idea di Lovelock
quando ho letto il suo libro Gaia. Nuove idee
sull’ecologia e mi ha appassionato l’ipotesi
che il nostro pianeta sia in grado di gover-narsi. Ma non riuscendo a trovare nessuna
prova deinitiva a sostegno di questa ipote-si, ho cominciato a indagarne la fondatezza
e mi sono reso conto che, malgrado l’abbon-dante letteratura su Gaia, mancava un’in-dagine approfondita. Così ho deciso di pro-varci isolando le afermazioni che compon-gono l’ipotesi per analizzarle singolarmen-te. Nei suoi libri e nei suoi articoli Lovelock
avanza tre argomentazioni principali: 1) la
Terra è un habitat estremamente propizio
per la vita; 2) la vita ha ampiamente alterato
l’ambiente del pianeta, compresa la compo-sizione chimica dell’atmosfera e del mare;
3) l’ambiente terrestre è rimasto piuttosto
stabile nel corso del tempo geologico.
Per mettere alla prova queste aferma-zioni mi sono basato sugli studi più recenti.
Nei decenni passati da quando è stata avan-zata l’ipotesi, infatti, le nostre conoscenze
si sono notevolmente approfondite.
Afrontare la realtà
L’analisi del primo punto mi ha spinto a esa-minare le ere glaciali. Lo studioso di scienze
ambientali Stephen Schneider le riteneva
un’argomentazione solida contro l’ipotesi
Gaia. Ho individuato anch’io diverse prove
a sostegno del fatto che si è trattato di epo-che piuttosto infelici per la vita. Durante le
ere glaciali la vegetazione terrestre si è ri-dotta della metà rispetto a quella dei periodi
interglaciali più miti e circa tre quarti della
supericie oggi coperta dai mari meno pro-fondi – le zone più produttive dell’oceano –
sono diventati terra arida quando il livello
del mare è sceso. Il motore principale delle
ere glaciali non è stata la vita ma i cicli di
Milankovitć,  le  variazioni  periodiche
dell’orbita terrestre intorno al Sole. La vita,
però, ha un ruolo nell’abbassamento delle
temperature che permette il veriicarsi delle
ere glaciali, perché è coinvolta nel ciclo del
carbonio che a sua volta controlla l’anidride
carbonica presente nell’atmosfera e, di con-seguenza, il riscaldamento del pianeta.
Nella mia analisi ho scoperto che la se-conda afermazione di Lovelock è sufraga-ta da molte prove dell’alterazione biologica
dell’ambiente globale. La vita, per esempio,
incide sull’albedo planetario – la frazione di
energia solare rilessa dalla Terra – tramite
la produzione dei microbi marini di solfuro
dimetile, la sostanza chimica che inluenza
la formazione delle nuvole. Questo efetto,
però, si è rivelato relativamente blando. E
c’è un ulteriore intoppo. Anche se corretta,
la seconda afermazione di Lovelock non è
un’argomentazione a favore di Gaia, perché
potrebbe  suffragare  altrettanto  bene
un’idea  contrapposta.  Secondo  l’ipotesi
della “coevoluzione della vita e del piane-ta”, la vita e l’ambiente si inluenzano a vi-cenda, senza però garantire che l’esito mi-gliori  o  preservi  l’abitabilità  della  Terra.
Non esistono ragioni convincenti per prefe-rire l’ipotesi Gaia a questa alternativa.
La terza afermazione di Lovelock è con-traddetta dalle prove dei cicli climatici dis-seminati  di  ere  glaciali.  Abbiamo  anche
l’evidenza di variazioni di lungo termine
delle concentrazioni degli ioni principali
nell’acqua marina e di eventi in cui il nostro
pianeta potrebbe essersi coperto di ghiac-cio, tutto o in parte. E c’è anche la cosiddetta
Grande ossidazione, un evento responsabi-le dell’avvelenamento di massa degli orga-nismi anaerobici.
La mia ricerca conduce a una conclusio-ne chiara: purtroppo il nostro pianeta è me-no stabile di quanto implichi l’ipotesi Gaia,
quindi più fragile. Per certi versi è un pecca-to che questa magniica idea non regga, ma
è meglio afrontare le questioni ambientali
basandoci su un’idea accurata del funzio-namento  della  Terra  piuttosto  che  su
un’ipotesi imperfetta. u sdf
Toby Tyrrell insegna scienze del sistema
terra all’università di Southampton, nel Re-gno Unito.

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