sabato 30 novembre 2013

1027 - Le radici italiane del sindaco di New York La famiglia de Blasio viene da Sant’Agata de’ Goti, in provincia di Benevento. Il nonno emigrò negli Stati Uniti nel 1905 Gaia Pianigiani, Javier C. Hernández, The New York Times, Stati Uniti

e foto di Bill de Blasio e della sua
famiglia sono aisse ovunque a
Sant’Agata de’ Goti, in provincia
di Benevento. Le autorità comu-nali presto lo nomineranno cittadino ono-rario. Una torta di pan di Spagna ripiena di
nocciole e cioccolato bianco è stata chiama-ta con il suo nome.
A più di un secolo da quando Giovanni
de Blasio lasciò le colline vicino Napoli per
andare a cercare fortuna negli Stati Uniti,
gli abitanti del paese festeggiano l’elezione
di suo nipote Bill a sindaco di New York.
Hanno attaccato i manifesti della campa-gna elettorale alle vetrine dei negozi, rita-gliato articoli e appeso bandiere statuni-tensi ai balconi. Un centinaio di persone si
sono riunite in un ex cinema per assistere
alla vittoria del loro concittadino e sono
rimaste in piedi ino a tarda notte per sen-tire il suo discorso. Poi la sala è scoppiata in
un applauso quando de Blasio ha nominato
il suo paese d’origine e in italiano ha detto
“Grazie a tutti” .
In Italia de Blasio è diventato famoso
anche oltre le mura medievali di questa cit-tadina. Un artigiano napoletano ha creato
una statuetta di terracotta che lo rappresen-ta con la fascia tricolore. Un pizzaiolo ha
scritto con la mozzarella su una pizza: “Na-poli ama de Blasio”. A New York il candida-to ha rilasciato alcune interviste in italiano.
Durante la campagna elettorale il suo staf
ha scherzosamente deinito “la sezione ita-liana” un addetto stampa che conosceva
qualche parola della lingua. La sera delle
elezioni  sono  arrivati  dall’Italia  quindici
giornalisti per raccontare i festeggiamenti a
Park Slope, a Brooklyn.
Per de Blasio l’Italia non è solo un ricor-do ancestrale. Il rapporto con il paese d’ori-gine ha inluito molto sulla sua vita. È stata
l’identità che ha rivendicato quando la sua
famiglia si è spaccata.
Quando è nato, da madre italoamerica-na e padre di origini tedesche, i suoi genito-ri l’hanno chiamato Warren Wilhelm jr. Il
futuro sindaco ha cominciato ad afermare
le sue origini italiane da adolescente. Suo
padre era alcolizzato, abbandonò la fami-glia e poi si uccise. Da quel momento i pa-renti  italiani  sono  diventati  un  sostegno
sempre più importante. Quando era alla
scuola superiore ha cercato di fondare un
circolo italiano e contemporaneamente ha
deciso di usare il cognome della madre da
nubile. I suoi compagni di classe, prenden-dolo in giro per le sue ambizioni politiche e
la  sua  passione  per  i  panini  imbottiti,  lo
chiamavano “senatore provolone”.
Chiara e Dante
Durante un’intervista de Blasio ha dichiara-to che sono state proprio le sue radici italia-ne a sostenerlo nei momenti diicili. “Nella
famiglia di mia madre c’erano una forza, un
calore e una coerenza tali che per me hanno
rappresentato l’antidoto migliore contro le
esperienze  negative  che  ho  vissuto”,  ha
spiegato. Tutto è cominciato con un viaggio
a Sant’Agata de’ Goti a metà degli anni set-tanta, quando era adolescente. “Improvvi-samente si è aperto un mondo”, ha raccon-tato. “C’era tutta una parte della mia vita
che non conoscevo e quando me ne sono
Le radici italiane
del sindaco di New York
La famiglia de Blasio viene da
Sant’Agata de’ Goti, in provincia
di Benevento. Il nonno emigrò
negli Stati Uniti nel 1905
Gaia Pianigiani, Javier C. Hernández,
The New York Times, Stati Uniti
CArLo HermANN (AfP/GeTTY ImAGeS) GIANNI CIPrIANo (THe NeW York TImeS/CoNTrASTo)   eso conto la cosa mi ha afascinato, oltre a
raforzarmi e a rassicurarmi”.
Il suo amore per l’Italia è aumentato con
il passare degli anni. Per i suoi igli ha scelto
due nomi italiani, Chiara e Dante, e ancora
oggi nella sua cucina ci sono sempre moz-zarelle fresche e bottiglie di vino rosso che
arrivano dall’Italia meridionale. Nella spe-ranza di migliorare il suo accento, si eserci-ta a parlare con il suo barbiere, con cui legge
anche i giornali italiani.
Sant’Agata de’ Goti, un paese di undici-mila abitanti a nordest di Napoli, è in una
zona agricola con un tasso elevato di disoc-cupazione. De Blasio c’è stato cinque o sei
volte, l’ultima nel 2010, con la moglie e i i-gli. In quest’ultimo mese il paese in provin-cia di Benevento è stato uno dei più vivaci e
fieri  sostenitori  che  de  Blasio  ha  avuto
all’estero. “È una sorta di riscatto per tutto
il paese”, dice Domenico Lingelli, 33 anni,
proprietario del bar Normanno, una gelate-ria e pasticceria che il neosindaco aveva vi-sitato con suo nonno per assaggiare la spe-cialità della casa: il “Normangelo”, un pan
di Spagna con gelato alla crema e visciole
ricoperto di cioccolato alla nocciola.
“Molti di quelli che se ne sono andati
adesso ci disprezzano”, dice Lingelli. “Lui
ha dimostrato che anche una grande mente
può essere originaria di questo paese”.
Suo padre ha scritto il nome del neosin-daco con il cacao su una torta. Aggiunge
sorridendo Lingelli: “Forse questo lo farà
tornare”. Alcuni abitanti stanno progettan-do di andare a New York per assistere alla
cerimonia di insediamento di de Blasio il
primo gennaio 2014.
“Ha realizzato il sogno americano”, af-ferma il sindaco del paese, Carmine Valen-tino. “Ma non ha dimenticato le sue radici.
È un messaggio di speranza per tutti noi”.
Il nonno di de Blasio veniva da una fami-glia benestante che abitava in un elegante
palazzo a due piani vicino alla strada princi-pale. Nel 1905 decise di partire per New
York, dove trovò lavoro in una macelleria
che vendeva carne italiana. All’epoca erano
in tanti a emigrare, quell’anno lasciarono la
zona  7.849  persone.  Giovanni  de  Blasio
mantenne i rapporti con la sua terra d’origi-ne. Mandava pacchi di vestiti e dolci al fra-tello prete che li distribuiva a chi ne aveva
bisogno. Nel 1953, durante una visita in Ita-lia, comprò il primo televisore del paese e
invitò i vicini a vederlo. “Per tutti noi, Gio-vanni  era  il  nonno  americano”,  dice  Pa-squale Oropallo, un vicino e amico di lunga
data della famiglia.
La nonna materna di Bill era cresciuta a
Grassano, in provincia di Matera. Lei e la
sorella erano emigrate all’inizio del nove-cento  e  avevano  aperto  una  sartoria  a
Manhattan. De Blasio descrive suo nonno
come la seconda persona più importante
della sua vita dopo la madre, Maria.
Bill de Blasio ha studiato italiano all’uni-versità di New York, ha lavorato con sua
madre a un libro sulla Resistenza e l’ha ac-compagnata nei suoi viaggi di ricerca.
Portavoce informale
Quest’anno, dopo il decollo della sua cam-pagna elettorale, si è rivolto a un’amica di
famiglia, Roberta Mongillo, perché gli fa-cesse  da  portavoce  informale  in  Italia.
Mongillo è rimasta in contatto con lui e il
suo staf per tutto il tempo, aggiornandolo
su quello che scrivevano i giornali italiani
della sua candidatura.
Il tono degli articoli è stato entusiastico,
ma a volte un po’ approssimativo. L’occhiel-lo di un articolo del Corriere della Sera dice-va: “Italoamericano lui, nera ed ex militan-te lesbica lei: insieme sulle barricate” (a
causa della sua militanza nel movimento
per i diritti dei gay, in passato si pensava che
la moglie di de Blasio, Chirlane McCray,
fosse lesbica).
La sera della vittoria, Mongillo racconta
di aver inviato un’email a De Blasio scriven-dogli che Sant’Agata era “impazzita” per
lui. Sette minuti dopo, il nuovo sindaco ha
risposto “Grazie! Avanti”. Solo una persona
della famiglia Mongillo mancava all’appel-lo la sera delle elezioni: la signora Adele, 93
anni, che era andata a letto perché diceva di
sapere già quale sarebbe stato il risultato.
“Bill è sempre stato un ragazzo intelli-gente, attento e afettuoso”, dichiara la si-gnora Adele, seduta su un antico divano
con la lunga collana di perle che pende sul
golf  nero,  i  capelli  corti  perfettamente
pettinati.  “È  l’uomo  giusto  al  momento
giusto: il suo amore per questa terra gli vie-ne dal nonno”, aggiunge. “Adorava questo
paese”. u

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