n una piccola scuola elementare
del South Side di Chicago, qua
ranta bambini tra i cinque e i sei
anni sono seduti in silenzio in
un’aula. Davanti a ognuno di loro
c’è un computer con un program
ma che si chiama Reading Eggs. Alcuni
stanno leggendo un piccolo racconto, altri
costruiscono frasi con le parole che hanno
imparato. I più piccoli cercano di catturare
le b maiuscole e minuscole che volano nel
cielo. Appena completato un compito, van
no a vedere la mappa colorata che registra
i loro progressi nella lettura e nella scrittu
ra. Lungo il percorso accumulano uova che
possono usare per comprare oggetti che
fanno parte del gioco, come i mobili per
arredare l’appartamento del loro avatar.
Ogni tanto, uno dei bambini viene preso
da parte da uno dei due insegnanti della
classe per una prova programmata di lettu
ra.
La direttrice della scuola, la North
Kenwood Oakland, dice che unire soft
ware e intervento umano aiuta gli alunni a
imparare più rapidamente. Permette an
che agli insegnanti di dedicare più tempo
all’insegnamento piuttosto che alla corre
zione dei compiti e alle noiose esercitazio
ni in classe. Inoltre, la scuola dispone di
dati aggiornati e precisi sui progressi di
ogni bambino, che vengono raccolti e ana
lizzati da appositi programmi.
L’idea che la tecnologia possa rivolu
zionare l’insegnamento non è nuova. Qua
si tutte le invenzioni del novecento dove
vano avere grandi implicazioni per la scuo
la: le aziende produttrici di macchine da
scrivere, ilm, proiettori, programmi edu
cativi per la tv, computer o cd rom promet
tevano tutte di migliorare il rendimento
degli studenti. Durante il boom della new
economy degli anni novanta sono stati
spesi iumi di denaro per comprare compu
ter per le scuole. Ma non hanno rivoluzio
nato l’apprendimento. Perciò occorre cau
tela davanti ai proclami di chi oggi sostiene
la validità delle nuove tecnologie tecnolo
giche a scopo didattico. Ma ci sono buoni
motivi per credere che un cambiamento
stia già avvenendo.
Nel corso del novecento, l’istruzione di
massa ha prodotto popolazioni più capaci
di leggere, scrivere e fare i conti di quante
ce ne fossero state al mondo ino a quel
momento. Ma di solito l’ha fatto in modo
impersonale, con file di bambini irregi
mentati che ripetevano a memoria le ta
belline. L’istruzione non poteva essere ta
gliata su misura per ogni bambino.
I programmi di insegnamento che valu
tano i progressi di ogni alunno, invece,
possono svolgere un ruolo molto più simile
a quello che i tutori e le governanti svolge
vano molto tempo fa nelle case dei ricchi. I
dati estratti dalle risposte di ogni bambino
possono essere usati per stabilire cosa far
gli vedere e sentire la prossima volta che
siederà davanti al computer. Gli stessi dati
consentono anche di valutare continua
mente le abilità che ha acquisito e i suoi
punti deboli, per far conoscere meglio alla cuola, agli insegnanti e ai genitori sia lo
studente stesso sia il modo in cui gli esseri
umani imparano. Questo tipo di apprendi
mento, che nel gergo del settore si chiama
“adattivo”, non è l’unico vantaggio che la
tecnologia ofre agli insegnanti e agli alun
ni di oggi. Le risorse online, dai wiki ai po
dcast ai video educativi, permettono sia ai
bambini sia agli adulti di imparare da soli,
in aggiunta alla scuola o al suo posto. Per
usare le parole di Bill Gates, che segue con
attenzione gli sviluppi in questo campo at
traverso la sua fondazione, “è un momento
speciale per l’istruzione”.
Alta velocità
Questo è dovuto in parte al fatto che è un
momento speciale per la tecnologia
dell’informazione in generale. La capacità
di progettare sistemi che elaborano in bre
vissimo tempo grandi quantità di dati è
ormai matura. Questo permette di traccia
re graici come la “curva di decadimento”,
che rappresenta come un bambino dimen
tica gradualmente quello che ha imparato.
E, grazie alla maggiore velocità di elabora
zione, alla più ampia disponibilità della
banda larga e delle risorse del cloud compu-ting, quasi tutto ormai costa pochissimo.
Il motivo principale per essere ottimi
sti, tuttavia, viene dalle prove raccolte nel
le classi. Nelle scuole statali statunitensi la
difusione della tecnologia dell’istruzione
è molto aumentata da quando, con la legge
No child left behind voluta da George W.
Bush, è diventato obbligatorio misurare il
rendimento degli alunni. L’apprendimento
online è stato introdotto per la prima volta
in alcuni posti isolati, come le campagne
dell’Idaho, dove le scuole cercavano un
modo per ampliare la loro oferta di pro
grammi di studio che era piuttosto limita
ta. L’iniziativa Race to the top di Barack
Obama ha dato un’altra spinta al sistema,
mettendo a disposizione miliardi di dollari
agli stati che volevano innovare i loro pro
grammi. All’inizio di giugno l’amministra
zione Obama ha annunciato un piano per
fornire al 99 per cento degli studenti statu
nitensi l’accesso a internet ad alta velocità
entro cinque anni.
Le scuole che hanno adottato questo
sistema hanno ottenuto buoni risultati.
Rocketship, un gruppo di sette scuole pari
ficate di San José, in California, unisce
all’insegnamento tradizionale almeno
un’ora al giorno di apprendimento indivi
duale online in matematica, scrittura e
comprensione del testo. Gli studenti che
vengono da famiglie a basso reddito sono
più bravi di quelli dei distretti più ricchi dello stato. Sulla costa orientale, Mark
Edwards, direttore del distretto scolastico
di Mooresville, in North Carolina, nel
2009 ha introdotto l’apprendimento per
sonalizzato con l’uso di computer portatili
per tutti gli studenti di più di dieci anni.
Oggi il suo distretto scolastico è uno dei
migliori dello stato, anche se è tra quelli
che ricevono meno finanziamenti per
alunno. Tra il 2009 e il 2012 la percentuale
degli studenti considerati competenti in
matematica, scienze e comprensione del
testo è passata dal 73 all’88 per cento.
Diversi studi hanno misurato l’eicacia
di alcuni tipi di software. Il ministero
dell’istruzione statunitense ha valutato per
quattro anni i programmi di alfabetizzazio
ne e ha concluso che Read 180, un pro
gramma che aiuta gli studenti rimasti in
dietro a migliorare la loro capacità di lettu
ra, poteva essere usato anche per combat
tere l’analfabetismo negli adulti. Cognitive
Tutor, un programma che aiuta gli inse
gnanti a individuare i punti forti e deboli degli studenti in matematica, è stato sotto
posto a un test di controllo randomizzato:
è emerso che su 400 ragazzi di 15 anni
dell’Oklahoma, quelli che avevano usato il
programma avevano impiegato il 12 per
cento di tempo in meno per raggiungere lo
stesso livello di competenza del gruppo di
controllo.
Una delle stelle in ascesa dell’edtech, la
tecnologia a scopo didattico, è la Khan aca
demy, un’organizzazione non profit che
mette a disposizione su internet video di
dattici molto usati da chi studia a casa. Alla
Oakland unity, un liceo che sorge in un
quartiere degradato di Oakland, i punteggi
dei test di algebra e geometria dei ragazzi
tra i 16 e i 17 anni sono aumentati in modo
signiicativo da quando due anni fa la scuo
la ha introdotto i corsi Khan. Oggi i corsi
sono usati anche dal distretto scolastico di
Los Altos, sempre in California, che era già
uno dei migliori degli Stati Uniti. La Khan
academy spiega come fa la tecnologia a ca
povolgere il metodo tradizionale: gli stu
denti non fanno più le lezioni in classe e i
compiti a casa, ma guardano i video a casa
e lavorano sui problemi in classe, dove gli
insegnanti e i compagni possono aiutarli.
Imparare giocando
Ma quest’ondata di innovazioni tecnologi
che per l’istruzione è troppo recente e trop
po eclettica per dimostrarsi valida in modo
deinitivo. Bisogna ancora mettere insie
me prodotti diversi. Amplify, la divisione
educativa della News corporation di Ru
pert Murdoch, è l’unica ad avere un soft
ware (per tablet) che ofre un programma
di studi integrato. Secondo alcune ricer
che, il modo in cui la tecnologia viene usata
nelle scuole è importante quanto averla a
disposizione.
L’incertezza sui risultati non ha impe
dito alle aziende che si occupano di istru
zione di scommettere grandi somme
sull’innovazione tecnologica, in dagli an
ni novanta. La Pearson ha speso più di no
ve miliardi di dollari negli ultimi dieci anni per aggiornare la tecnologia del suo settore
istruzione. Anche la News corporation sta
scommettendo molto su Amplify, gestito
da Joel Klein, un ex direttore scolastico di
New York. Nella sede di Amplify, un vec-chio deposito nel quartiere Dumbo di New
York, non ci sono solo classi dove studenti
e insegnanti usano le nuove tecnologie, ma
gruppi di ex insegnanti che lavorano alla
produzione di contenuti con i programma-tori di software, i graici, gli psicometristi e
gli ideatori di giochi.
Molta della tecnologia di Amplify e di
altre aziende s’ispira ai giochi per compu-ter e ai social network. Il gioco coinvolge di
più i ragazzi, spiega Nt Etuk, il fondatore di
DimensionU, che produce giochi interatti-vi per insegnare la matematica e le scienze.
Buona parte della programmazione, della
progettazione e del design è dedicata alla
creazione di applicazioni in cui gli studenti
possono competere tra loro o aiutarsi a vi-cenda, e che premiano i loro successi. Uno
dei più popolari siti di matematica del
mondo, Mathletics – usato dagli studenti
di Pakistan, Arabia Saudita, Hong Kong,
Regno Unito, Nuova Zelanda e
Stati Uniti – permette di ottenere
un attestato, di apparire nelle li-ste dei migliori del mondo e di
guadagnare “monete d’oro” che
possono usare per acquistare ag-giornamenti per i loro avatar. Qualche
tempo fa la Kaplan, un’azienda di proprietà
del Washington Post, ha annunciato un
partenariato con la Badgeville, una ditta
specializzata nella “ludicizzazione”, per la
creazione di giochi d’apprendimento in
grado di premiare i buoni risultati facendo
comparire una targhetta sullo schermo.
Tra le organizzazioni che finanziano
l’applicazione di questo potenziale mate-riale all’istruzione ci sono imprese come la
Pearson, produttrice di libri di testo e altre
risorse, aziende afermate nel campo della
tecnologia pronte a lanciarsi in un nuovo
grande mercato (la Apple dice di aver già
venduto i suoi iPad 3M a diverse scuole e
università statunitensi nel 2012) e ditte che
considerano le nuove tecnologie per la di-dattica una grande opportunità.
C’è poi una miriade di startup inanzia-te dagli investitori statunitensi secondo i
quali l’edtech è la grande novità. La società
di consulenza Gsv advisors aferma che nel
2012 gli investimenti nel settore hanno su-perato il miliardo di dollari. In termini di
cifre, nel 2011 gli investimenti nel settore
della tecnologia per l’istruzione hanno
raggiunto quasi i livelli del boom delle dot-com, e in termini di volume li hanno addi-rittura superati. La prima grande ondata di
investimenti e sperimentazioni è partita
dagli Stati Uniti, dove esiste una grande
industria tecnologica, ci sono investitori e
ilantropi esperti in questo campo e una
cultura portata a sperimentare le novità.
Senza contare la prospettiva di un enorme
mercato e di potenziali mercati di nicchia
(le scuole specializzate).
Gli ostacoli della burocrazia
Eppure, l’introduzione della tecnologia
nelle scuole statunitensi non è senza osta-coli. I 13mila distretti scolastici aggiornano
ancora i libri di testo e le attrezzature in
modo lento e non coordinato, e per le for-niture seguono un sistema farraginoso. I
politici locali possono cambiare le regole
in modo imprevedibile, creando problemi
alle startup che vorrebbero vendere la loro
tecnologia.
I sindacati degli insegnanti statuniten-si, inoltre, temono che la professionalità
dei docenti venga sostituita da una combi-nazione di tecnologia e forza lavoro meno
qualiicata, o magari solo dalla tecnologia.
Hanno avviato azioni legali per
far chiudere le scuole online,
proponendo di mettere un limite
alle iscrizioni a queste scuole vir-tuali degli studenti che vivono
nei loro distretti.
Simili preoccupazioni non sono del tut-to infondate. Gli insegnanti delle scuole
Rocketship di San José guadagnano il 20
per cento in più di quelli degli altri istituti
del distretto, ma possono avere ino a cen-to ragazzi da seguire nei laboratori di ap-prendimento online. Questo consente alle
Rocketship di far pagare rette più basse di
altre scuole delle stesse dimensioni, ma
significa anche che ci sono meno inse-gnanti. I sindacati sospettano anche che un maggiore uso della tecnologia compor-ti un controllo più severo del lavoro dei do-centi, un timore raforzato dalla proposta
di Bill Gates di mettere una telecamera in
ogni aula per aiutare gli insegnanti a valu-tare gli alunni.
Per gli insegnanti, l’aspetto positivo po-trebbe essere una diminuzione del lavoro
di routine, perché alcuni dei loro compiti
più noiosi potrebbero essere automatizza-ti, dandogli la possibilità di mettersi alla
prova e ripensare il modo di fare lezione.
Se potranno usare la tecnologia come sup-porto, i docenti avranno tempo per dedi-carsi a qualcosa di più gratiicante. L’Ame-rican federation of teachers, un sindacato
di insegnanti, ha investito dieci milioni di
dollari, in collaborazione con la britannica
Tsl education, in un’iniziativa chiamata
sharemylesson.com, un sito che permette
agli insegnanti di condividere piani di stu-dio e di lavoro.
La Lore, una startup di New York recen-temente acquisita dalla Noodle, ha creato
una piattaforma simile a Face book in cui i
docenti possono condividere lezioni e va-lutazioni, e gli studenti possono parlare
con gli insegnanti e tra loro. Una rete simi-le, chiamata Edmodo, consente l’accesso
anche ai genitori.
Anche se si riuscirà a convincere gli in-segnanti e i sindacati, rimarranno due pre-occupazioni. La prima riguarda l’uso dei
dati di tutti quei ragazzi. “Sappiamo di più
sui nostri utenti di quanto qualsiasi società
abbia mai saputo su chiunque”, dice José
Ferreira, il fondatore di Knewton, un’azien-da di New York che produce strumenti per
adattare i contenuti alle capacità dei singo-li studenti. Come per tutte le imprese che
raccolgono molti dati, bisogna chiedersi
che uso ne faranno. La seconda preoccu-pazione è che ad avvantaggiarsi di questo
cambiamento siano soprattutto gli studen-ti più ricchi, intelligenti e motivati, già ca-paci di sfruttare le risorse online. Ma que-sto timore potrebbe essere infondato. Se
usata bene, la tecnologia dell’informazio-ne dovrebbe consentire a tutti di ottenere
risultati migliori.
Come ha osservato di recente il Council
on foreign relations, gli Stati Uniti stanno
scivolando sempre più in basso nelle gra-duatorie mondiali sui livelli di istruzione.
Negli ultimi trent’anni sono passati dal pri-mo al decimo posto per i diplomati e dal
terzo al tredicesimo per i laureati. La tec-nologia potrebbe invertire la tendenza se
la politica, la burocrazia e istituzioni ormai
superate non le metteranno i bastoni tra le
ruote. u b
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