martedì 8 ottobre 2013

Un paese che afonda Philippe Ridet, Le Monde, Francia

Il voto sulla decadenza da
senatore di Silvio Berlusconi e il
recupero della Costa Concordia
hanno dei tratti in comune



hi arriverà prima? Gli operai, i
sommozzatori,  gli  ingegneri
che  devono  tirare  su  il  relitto
della  Costa  Concordia,  inca-gliata  da  due  anni  all’entrata  del  porto
dell’isola del Giglio? Oppure i 321 senatori
della repubblica chiamati a pronunciarsi
sulla decadenza di Silvio Berlusconi, con-dannato in via deinitiva il 1 agosto per fro-de iscale a quattro anni di reclusione, con
pena ridotta a un anno per efetto dell’in-dulto?
Nel primo caso si tratta di far riemerge-re completamente una nave di 45mila ton-nellate, una procedura indispensabile per
trainarla, nell’estate del 2014, nel porto in
cui sarà demolita. Nel secondo caso si trat-ta di porre ine alla carriera politica di un
uomo il cui lungo regno sarà ricordato per
l’immobilismo, il conlitto di interessi, la
litania dei suoi processi (una trentina dal
1992) e il contrasto permanente tra i suoi
sostenitori e i suoi avversari, una lotta dalla
quale l’Italia esce sinita.
Le operazioni di recupero della Costa
Concordia dovrebbero cominciare a metà
settembre, tempo permettendo. Il 9 set-tembre  si  è  riunita  per  la  prima  volta  la
giunta per le elezioni del senato, che a otto-bre dovrebbe pronunciarsi sulla sorte di
Berlusconi. Due side per l’Italia, una tec-nologica  e  l’altra  democratica.  Dal  loro
successo dipende in gran parte l’immagine
del paese che prima Mario Monti ha tenta-to e oggi Enrico Letta tenta di ripristinare.
Sono tutte e due procedure inedite. Da
un lato, non è mai successo che si provasse
a recuperare una nave così grande: 289 me-tri di lunghezza per 35 di larghezza. Dall’al-tro, bisogna applicare la “legge Severino”,
votata alla ine del 2012 e mai applicata ino
a oggi, in base alla quale chi deve scontare
una condanna superiore ai due anni di car-cere non può fare il parlamentare. In en-trambi i casi i rischi sono enormi. Se la nave
– non si conoscono di preciso le condizioni
della parte di scafo sommersa – si dovesse
spezzare, l’arcipelago toscano correrebbe
un gravissimo pericolo di inquinamento.
Sul fronte politico, se i senatori dovessero
votare contro la decadenza di Berlusconi
da  senatore,  l’Italia  sarebbe  ancora  una
volta indicata come una “anomalia” dove i
politici possono evitare il rigore delle leggi
che  hanno  votato.  Se  invece  dovessero
mettere ine alla carriera politica di Berlu-sconi, si esporrebbero alla sua minaccia di
far cadere il governo con il rischio di far
piombare il paese in una nuova fase d’in-stabilità. Quando, il 13 gennaio del 2011, la
Costa Concordia ha urtato uno scoglio vi-cino al porto del Giglio, Silvio Berlusconi
aveva lasciato il potere da due mesi. La per-sonalità del comandante Francesco Schet-tino – spaccone, seduttore e imbrillantinato
–, che ha abbandonato la nave prima che le
operazioni di salvataggio fossero concluse,
ha ricordato agli italiani i problemi del pre-sidente del consiglio. Un crudele gioco di
specchi in cui il Cavaliere era stato sostitu-ito, da un punto di vista simbolico, da que-sto capitano di operetta.
Facciamo un sogno
Le persone che lavorano intorno allo scafo
devono riparare un mastodonte immobile,
ma anche l’errore di un uomo che ha causa-to la morte di 32 persone. Sono tanti gli ita-liani che si sono sentiti ofesi dalla vigliac-cheria e dall’incompetenza di Schettino.
Lo stato italiano si è costituito parte civile
nel processo in corso al tribunale di Gros-seto, perché pretende da Schettino i danni
per aver leso l’immagine dell’Italia. Questa
stessa fragile “immagine” è in gioco al se-nato. Aggrappandosi al suo mandato dopo
aver esaurito tutti i ricorsi possibili, tenen-do sotto scacco permanente il suo paese,
rivitalizzando un conlitto tra i “giudici di
sinistra illegittimi” e i “milioni di elettori”
che hanno votato per il suo partito, Silvio
Berlusconi continua a danneggiare l’Italia.
Attraverso il voto a scrutinio segreto i suoi
colleghi senatori avranno la possibilità di
“colpirlo” duramente, addirittura di “af-fondarlo”, si spera una volta per tutte.
Pronti alla gara? Il Partito democratico
per ora ostenta una posizione inlessibile.
“La legge è uguale per tutti”, giurano. Lo
stesso vale per il Movimento 5 stelle e, in
misura minore, per il partito centrista di
Mario Monti. Sulla carta c’è una maggio-ranza favorevole alla decadenza di Silvio
Berlusconi. Intanto sull’isola del Giglio i
tecnici scommettono sul successo del re-cupero. Facciamo un sogno: entro un anno
la Costa Concordia farà il suo ultimo peri-coloso viaggio e Silvio Berlusconi sarà co-stretto ad andare in pensione. L’Italia se lo
merita. u gim

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