Dopo il naufragio del 3 ottobre, in cui sono
morti almeno trecento migranti, i governi
europei devono rivedere le loro politiche
d’accoglienza, in particolare verso chi
ha diritto all’asilo politico
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L
a donna giaceva sul molo di
Lampedusa, apparente
mente senza vita, in mezzo
a decine di cadaveri. Poi
qualcuno ha notato che re
spirava ancora. E invece di
inire in una bara come tanti altri, è stata
portata in elicottero in un ospedale di Pa
lermo. Non sappiamo se questa donna eri
trea di vent’anni si sia salvata. Se così fosse,
sarebbe una dei 155 sopravvissuti alla tra
gedia avvenuta verso le 4 del mattino di
giovedì 3 ottobre nelle vicinanze dell’isola
dei Conigli, al largo delle coste di Lampe
dusa. Un’imbarcazione salpata dalla città
libica di Misurata con circa cinquecento
persone a bordo ha preso fuoco ed è colata
a picco. Almeno 302 persone sono morte
poco lontano dalla costa dell’Italia, la loro
terra promessa. Per giorni i sommozzatori
e gli uomini della guardia costiera hanno
lottato contro il mare grosso e il vento forte
per recuperare i corpi di centinaia di di
spersi.
Avamposto mediterraneo
Nei dépliant turistici la piccola isola del
Mediterraneo, un avamposto dell’Unione
europea vicino alle coste della Tunisia, de
canta le sue “spiagge bianche come la ne
ve, la natura incontaminata e il mare cri
stallino pieno di vita”. Queste campagne
pubblicitarie, però, sono pensate soprat
tutto per i visitatori che atterrano all’aero
porto dell’isola, trascorrono qualche gior
no di relax sulla spiaggia e poi tornano a
casa.
Lampedusa è anche la località europea
più facile da raggiungere per chi viene
dall’Africa e per questo le sue acque sono
da anni un punto di arrivo – e di morte – per
molti migranti. Il 3 ottobre, il giorno del
naufragio, sull’isola è approdata un’altra
imbarcazione che trasportava 463 perso
ne, in gran parte siriani. I traicanti di es
seri umani spesso distruggono i motori
delle barche prima di raggiungere la costa.
Così possono dichiarare di essere in avaria
e sperare di essere rimorchiati in un porto.
Le autorità italiane hanno fermato un
tunisino di 35 anni, che si presume sia il ca
pitano dell’imbarcazione, per interrogarlo
sui fatti avvenuti la mattina del 3 ottobre e
sull’incendio che è divampato a bordo ed è
stata la causa del naufragio. L’uomo era già
approdato un’altra volta illegalmente a
Lampedusa, l’11 aprile 2013, ma era stato
rimandato in Tunisia.
Prima ancora che fosse terminato il re
cupero di tutti i corpi dal relitto dell’imbar
cazione, sono cominciate le dichiarazioni
di solidarietà e le polemiche. Durante la
sua visita a Lampedusa, il ministro dell’in
terno e vicepresidente del consiglio italia
no Angelino Alfano – che nel 2008 ha
contribui to alla stesura del trattato italoli
bico che consentiva i pattugliamenti e in
troduceva altre misure per rimpatriare i
migranti – ha detto di sperare che “la prov
videnza divina abbia voluto questa trage
dia per fare aprire gli occhi all’Europa”.
Ha inoltre invocato urgenti modiiche
del regolamento di Dublino (che determi
na lo stato dell’Unione europea competen
te a esaminare una domanda di asilo o il
riconoscimento dello status di rifugiato a
un migrante). Secondo Alfano, il regola
mento chiede “troppo” ai paesi del Medi
terraneo.
Martin Schulz, presidente del parla
mento europeo, ha invocato una più ampia
distribuzione delle responsabilità, defi
nendo la questione dei migranti e dei rifu
giati un “problema che riguarda tutti gli
stati dell’Unione europea”. Secondo
Schulz l’Italia non dovrebbe essere lasciata
sola a gestire il grande alusso di persone
dall’Africa e dall’Asia. La corsa inarrestabi
le verso il vecchio continente “non è una
questione da discutere nelle commissioni
di Bruxelles. È una questione di solidarietà
tra gli stati dell’Unione europea”, ha scritto
in un comunicato stampa.
A giugno l’Unione europea ha modii
cato il regolamento di Dublino del 2003,
secondo cui, all’arrivo in Europa, un mi
grante può fare richiesta di asilo solo nel
primo paese dell’Unione europea in cui
mette piede. Questo regolamento fa como
do alla Germania, quasi completamente
circondata da altri paesi dell’Unione, ren
dendo praticamente impossibile ai mi
granti di entrare legalmente in territorio
tedesco. Per questo la quarta economia del
mondo è solo all’undicesimo posto in Eu
ropa nella classiica dei paesi che accolgo
no più richiedenti asilo in proporzione alla
popolazione (la Germania ne accoglie 945
per milione di abitanti, contro i 4.980 di
Malta, che è al primo posto).
Le persone che vengono dalle aree di
crisi e di guerra di tutto il mondo convergo
no sui conini esterni dell’Unione europea:
si tratta soprattutto di africani che si diri
gono verso l’Italia, di ceceni che vanno
verso la Polonia e di siriani, iraniani e ira
cheni diretti in Grecia.
Il sistema di Dublino era stato concepi
to per costringere i paesi dell’Europa meri
dionale e orientale a controllare meglio le
loro frontiere. Negli ultimi anni l’Unione
europea ha investito milioni di euro per
prevenire l’ingresso irregolare di migranti,
con misure che comprendono il ricorso alle
forze di polizia per controllare le frontiere
esterne, la costruzione di recinzioni e l’uso
di tecnologia satellitare per sorvegliare le
rotte dei migranti.
Lasciati da soli
Tutto questo però non ha scoraggiato le
migrazioni. Sono in migliaia a morire du
rante il viaggio e quelli che riescono a pre
sentare richiesta d’asilo iniscono per pe
sare sempre di più sui paesi di frontiera
dell’Unione. In Italia viene permesso di
restare a più di un rifugiato su tre, una pro
porzione molto più alta che nella maggior
parte dei paesi europei. Solo pochi migran
ti però riescono a trovare un lavoro e una
casa, mentre molti altri vivono per strada o
nei parchi, senza poter ricevere cure me
diche.
In Italia il Sistema di protezione per ri
chiedenti asilo e rifugiati (Sprar) ofre ai
nuovi arrivati una sistemazione, corsi di
lingua e assistenza. Lo Sprar, tuttavia, può
provvedere solo a tremila persone rispetto
a un potenziale stimato di 75mila. Nils
Muižnieks, commissario per i diritti umani
presso il Consiglio d’Europa, ha deinito
queste condizioni “sconvolgenti” e ha sot
tolineato come “la quasi totale assenza” di
un sistema di asilo in Italia ha condotto a
un “grave problema di diritti umani”.
Anche in altri paesi lungo la frontiera
esterna dell’Unione europea il sistema di
accoglienza dei rifugiati è fallimentare. La
procedura per ottenere l’asilo politico in
Polonia, per esempio, vìola le linee guida
dell’Alto commissariato delle Nazioni Uni
te per i rifugiati, come denuncia in un rap
porto il consiglio per i rifugiati del Belgio.
A volte le famiglie vengono separate e i ri
fugiati sono abbandonati a loro stessi.
In Ungheria i migranti sono spesso rin
chiusi in centri di detenzione e in alcuni
casi picchiati con bastoni o usando gas irri
tanti. Alcune donne incinte sarebbero sta
te tenute in carcere ino al giorno del parto.
In passato trattamenti simili hanno provo
cato più volte scioperi della fame. In Grecia
centinaia di persone hanno subìto sistema
ticamente sevizie nei campi d’accoglienza,
casi che l’agenzia dell’Unione europea per
i diritti fondamentali ha descritto come
una catastrofe umana.
Racconti simili hanno spinto molti mi
granti a proseguire il loro viaggio verso
l’Europa centrale o settentrionale. Berlino,
tuttavia, invoca i regolamenti di Dublino e
rispedisce i migranti verso i paesi in cui so
no costretti a vivere in condizioni vergo
gnose. Varie associazioni di beneicenza e
organizzazioni come Pro asyl, con sede a
Francoforte, hanno studiato una proposta
congiunta per riformare il sistema di asilo
europeo. L’avvocato Reinhard Marx, uno
degli autori della proposta, spiega che
l’obiettivo non è eliminare i controlli alla
frontiera. In base alla proposta, i migranti
continuerebbero a essere fermati e regi
strati al loro ingresso in Europa, ma potreb
bero scegliere in quale paese dell’Unione
europea fare richiesta di asilo. Secondo gli
esperti questo sistema ridurrebbe il peso
imposto a paesi come l’Italia perché molti rifugiati cercherebbero di raggiungere i
pae si in cui possono vivere in condizioni
più dignitose, come la Germania. Si elimi
nerebbero inoltre gli incentivi al traico di
esseri umani interno all’Europa.
È evidente, come ha dichiarato il presi
dente del parlamento europeo Schulz, che
“dietro questa tragedia ci sono la crimina
lità organizzata e i conlitti nei paesi a noi
vicini. Dobbiamo aumentare con decisio
ne gli sforzi per fermare i criminali che
sfruttano la miseria umana per trarne pro
itto, dentro e fuori l’Unione europea”.
Fermare i traicanti
Oggi la maggior parte dei migranti si aida
ai trafficanti per andare dalle periferie
dell’Unione a paesi come la Germania. “Il
sistema di Dublino è uno schema che crea
lavoro per i traicanti di esseri umani”, so
stiene l’avvocato Marx. I richiedenti asilo
dovrebbero poter scegliere un paese in cui,
per esempio, vivono già dei loro connazio
nali. I paesi che accolgono il numero mag
giore di rifugiati potrebbero inoltre riceve
re il sostegno del Fondo europeo per i ri
fugiati.
Il ministro dell’interno italiano Alfano
ha chiesto di discutere il problema dei rifu
giati a livello europeo. Il governo italiano è
sotto pressione. In un rapporto provvisorio
destinato all’assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa, difuso il 2 ottobre, le
politiche di Roma sono state fortemente
criticate. Ancora una volta, si legge nel rap
porto, l’Italia ha dimostrato di essere “po
co preparata” di fronte all’ondata di profu
ghi e “i migranti irregolari potrebbero es
sere stati incoraggiati, per vie non uiciali,
a proseguire verso nord e attraversare il
conine italiano verso altri paesi dell’area
Schengen”. In questo modo i paesi europei
continuano a scaricare gli uni sugli altri la
responsabilità dell’accoglienza dei rifugia
ti. Nel frattempo, per i somali e gli eritrei
partiti dalla costa libica alla volta della
“fortezza Europa” e morti alle 4 del matti
no del 3 ottobre, il Mediterraneo è diventa
to anche un cimitero di sogni. u gim
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