martedì 22 ottobre 2013

SCIENZA -- Dennis Overbye, The New York Times, Stati UnitiLe eterne domande sull’universo

Il tempo è un’illusione? C’è un
solo universo o ce ne sono
molti? Sapremo mai le risposte
a questi interrogativi? E
soprattutto: ci servirebbe
davvero conoscerle?



S
econdo il isico danese Niels Bohr,
una grande verità è un’afermazio-ne il cui contrario è a sua volta una
grande verità. Queste parole col-gono abbastanza bene lo spirito sfuggente
delle norme che governano il mondo suba-tomico, dove la luce può essere un’onda,
anzi una particella, insomma quello che ci
pare, a seconda dell’esperimento che vo-gliamo fare. Inoltre sembrano riassumere
gran parte della storia della scienza e della
ilosoia, due settori in cui l’opinione degli
addetti ai lavori continua a oscillare tra teo-rie dell’esistenza opposte ma interdipen-denti: libero arbitrio e destino, mutazione
ed eternità, atomicità e continuità.
Il isico teorico Lee Smolin ha da poco
pubblicato Time reborn, un libro che riapre il
dibattito teoricamente chiuso da Einstein e
dai suoi discepoli nel secolo scorso: il tem-po è reale o è un’illusione? Nel frattempo
altri fisici hanno sostenuto che per com-prendere l’energia oscura o la massa di una
particella scoperta di recente bisogna ipo-tizzare che il nostro universo faccia parte di
un insieme quasi ininito di universi, cia-scuno con le sue caratteristiche.
Quelle sulla realtà del tempo e sulla plu-ralità dei mondi sono appena due delle co-siddette domande eterne. La natura è di-screta o continua? L’universo è inito o ini-nito? La vita è prevedibile o è un evento
fortuito?  Troveremo  mai  compagnia  nel
cosmo? La risposta deinitiva a una qualun-que di queste domande sarebbe una pietra
miliare nel progresso della conoscenza, ma
può anche darsi che il non riuscire a trovare
le risposte faccia parte della natura umana
e che si debbano accogliere entrambe le
possibilità in una sorta di rinuncia hegelia-na. Viviamo nella tensione tra gli opposti.
Prendiamo, per esempio, la storia della
cosmologia. Appena un secolo fa si pensava
che l’universo fosse eterno e immutabile.
Poi è stata avanzata la teoria dell’universo
in espansione e del big bang.
Il cosmologo Fred Hoyle e i suoi colleghi
avevano elaborato la teoria dello stato sta-zionario  dell’universo,  una  versione
dell’eternità  in  cui  la  materia  si  crea  nei
vuoti lasciati dalle galassie che si allontana-no, in modo che il cosmo resti complessiva-mente lo stesso. Negli anni sessanta la teo-ria dello stato stazionario è naufragata e ha
vinto il big bang. Oggi prevale una nuova
versione del big bang nota come inlazione
eterna, in cui un numero ininito di universi
sgorga impetuosamente da uno sfondo di
energia primordiale detta in gergo “falso
vuoto”.
Un’idea confortante
Dunque un cambiamento incessante che si
manifesta come eternità. Decidere qual è
l’aspetto più signiicativo dipende da come
ci si considera: cittadini di questo pianeta e
di questo universo oppure creature delle
ininite possibilità dell’esistenza in un certo
luogo e tempo. L’ultima novità cosmologica
è l’energia oscura, che accelera l’allontana-mento delle galassie, e la questione impor-tante  è  se  risucchierà  la  luce  e  l’energia
dall’universo ino al punto che tra qualche
miliardo di anni non resterà niente, nessun
ricordo neppure di Omero, Gesù, Mozart,
Elvis o Nelson Mandela, per non parlare di
tutti noi. È dunque questa la ine del tempo,
almeno nel nostro angolino di multiverso?
Nella realtà quadridimensionale della
relatività einsteiniana, gli altri tempi, dal
big bang al big freeze (la morte termica), sono
reali quanto gli altri luoghi. Nulla cambia,
noi siamo di passaggio. Come scrisse Ein-stein: “Per noi che crediamo nella isica la
divisione tra passato, presente e futuro ha
solo il valore di un’ostinata illusione”.
Come molti altri ilosoi, anche Smolin
lamenta il fatto che questa fredda formula-zione matematica non rende giustizia alla
nostra  esperienza  di  esistere  nel  tempo.
L’unico modo per capire perché le leggi del-la isica sono come sono, aferma Smolin, è
immaginare il loro cambiamento nel tempo
cosmico. Il tempo reale. Ma né lui né nes-sun altro sa spiegare come.
Per molti isici teorici, oggi tempo e spa-zio sono “approssimazioni” che scaturisco-no da un’entità più primaria, forse le infor-mazioni  contenute  in  qualche  processo
quantistico. Per John Archibald Wheeler, il
isico di Princeton discepolo di Bohr, futuro
e passato sono pura teoria. Esistono solo nei
documenti e nei pensieri del presente, dove
iniscono e cominciano tutte le storie.
Un singolo istante d’intuizione, bellezza
o grazia può illuminare l’eternità. Dipende
tutto dai punti di vista. u sd

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